Il territorio dei Picentini è per lo più collinare, pertanto esso non ha mai consentito lo sviluppo di culture intensive. Si comprese però che la forza delle acque del Picentino poteva fornire l’opportunità di alimentare strutture come gualchiere, mulini e tintorie. Fu così che, negli ultimi decenni del XV sec., a Giffoni e non solo si puntò molto sull’arte della lana per far raggiungere, al territorio, un certo benessere economico. Sorse, dunque, l’industria laniera giffonese, contraddistinta da un’organizzazione del lavoro molto progredita. I prodotti furono realizzati e lavorati non in una, ma in ben due gualchiere sorte lungo il fiume Picentino: la cosiddetta “Antica Ramiera”, che pare abbia funzionato fino alla fine degli anni ’40, e un’altra struttura in zona Murate, oggi abbandonata a se stessa, la cui produzione si interruppe a causa del terremoto dell’ ’80.
Verso la fine del ‘400, dediti all’arte della lana, a Giffoni troviamo fiorentini, senesi, genovesi e catalani, proprietari dell’attrezzatura industriale oltre che impegnati attivamente in tutte le fasi della produzione tessile, dal commercio alle operazioni varie di tessitura, di cardatura e tintoria.
Nel secolo successivo, nei picentini, l’arte della lana
raggiunse una tale importanza da meritare la tutela e la considerazione dello
stato: un decreto della Real Camera
della Sommaria, firmata dal presidente Annibale Moles, in data 2 settembre
1573, concedeva il diritto ai cittadini dello stato di Giffoni e della Baronia
di S. Cipriano di vendere e comprare i tessuti di lana ”senza impedimento et
pagamento alcuno”, ossia senza pagare diritti di dogana o dazio.
Da Salerno, Castiglione, S. Cipriano e Giffoni, i mercanti si muovevano in
massa a comprare la lana alla Fiera di Foggia, dove “non si faceva prezzo se
prima non arrivavano detti mercanti”.
I tipi di tessuto
fabbricati dai picentini erano vari e rinomati in tutto il regno: moltissimi
erano anche i berretti, generalmente di lana, ingentiliti talvolta da motivi
ricamati. I prodotti più rinomati delle varie industrie picentine furono però
le mante o coperte di lana, i materassi, le calze di lana, i tessuti di raso, i
panni di lino, le suole e le calzature in genere, le cinture, le selle. Inoltre
sono da ricordare i drappi di velluto o in seta lavorati con l’oro, secondo le
regole che i maestri Giffonesi avevano appreso dai maestri toscani del XV
secolo.
Purtroppo, il periodo tra il 1530-1560 fu caratterizzato da una forte
recessione. Fu l’inizio di una lenta ma inesorabile fine per la florida
produzione di lana dei giffonesi. Gli artigiani rifiutarono di modernizzarsi e
rimasero eccessivamente fedeli al passato, continuando a sfruttare gli
strumenti e le tecniche antiche tramandate di generazione in generazione.
Nel 1810 abbiamo
notizia di alcune ditte che continuavano a dedicarsi alle gualchiere. La
società stava però lentamente passando da un sistema agricolo – artigianale-
commerciale ad un sistema industriale moderno. Fu così che dall’inizio del XX
secolo, al posto della lana, nelle gualchiere giffonesi cominciò ad essere
lavorato il rame.
Oggi l’“Antica Ramiera”
rappresenta una fondamentale testimonianza di archeologia industriale. Nel 2010
è tornata a nuova vita dopo una vasta operazione di restauro, imponendosi come
un vero e proprio polo della cultura e dell’aggregazione giovanile giffonese: i
suoi ambienti ospitano feste, riunioni, convegni, congressi, workshops, i
ragazzi della Masterclass e di Innovation Hub durante Giffoni Experience, la
sede dell’ Informagiovani con, annessa, una biblioteca ben fornita, una sede
dell’università telematica Pegaso e il Forum dei Giovani.